
Tema: l’amicizia
Ci siamo trovati in 50 a meditare nella collina di Monte Agnese, alle spalle di Alghero.
Nella prima parte dello stage abbiamo approfondito il training autogeno. Con un primo esercizio abbiamo esplorato “la tensione” dei nostri muscoli, come essi sono quando non sono rilassati.
Poi, abbiamo fatto uno specifico esercizio di osservazione delle parti del nostro corpo e, infine, l’esercizio principale del t.a., quello della “pesantezza”.
Quindi, abbiamo meditato sul tema dell’amicizia.
Gli spunti di riflessione, così come proposti da Padre Piras:
L’apertura verso gli altri, per dare…..per ricevere, è indice di carattere positivo, e fondamento dell’amicizia.
Spesso ci si chiude per non mettersi in discussione, e per stare sulle nostre sicurezze.
Timidezza, attaccamento disordinato ai nostri punti di vista, paura di andare incontro al nuovo: ci frenano.
Tutti vogliamo crescere, perfezionarci, ma non assumiamo il dovuto atteggiamento, e rimaniamo nel puro desiderio.
Vivere in apertura verso gli altri ci aiuta a trovare la vera amicizia.

- Cosa ci attrae negli altri? L’esteriorità del loro comportamento, oppure la loro interiorità?
- E’ vera amicizia quella che ci conferma nei nostri limiti e difetti?
- Accettiamo il confronto disinteressato, che cerca il nostro bene?
- Limitarci a pochi amici ….. o la ricerca di sempre nuove conoscenze?
“Agire in modo tale da considerare sempre l’uomo come un fine, mai soltanto come un mezzo” (Kant) può essere rapportato al detto evangelico: “ama il prossimo tuo come te stesso” o, la vera traduzione, “perché è te stesso”.
- Dicono che l’amicizia trova persone uguali o le rende simili. In quali termini ciò è vero?
Essere amici di persone diverse da noi è un aiuto per la nostra crescita personale. Però, la vera essenza dell’amicizia si fonda sull’affinità e sulla condivisione.
- Può essere utile un obiettivo comune da raggiungere insieme all’amico, al coniuge?
Obiettivo comune anche nel caso che la professione dei due sia diversa (con oneri diversi di lavoro). E’ un aiuto il fatto stesso di studiare insieme i modi per raggiungere questo obiettivo e l’avere le stesse motivazioni e finalità.
In ogni caso, bisogna trovare il tempo per svolgere insieme un lavoro, un impegno uguale (il volontariato).
L’obiettivo comune, tanto più è disinteressato, tanto più è duraturo.
La condivisione fra di noi
Poi ci siamo riuniti in piccoli gruppi e abbiamo condiviso con molta semplicità le nostre esperienze, che sono state approfondite ulteriormente nella celebrazione dell’Eucaristia.
Ecco, in sintesi, le riflessioni che sono emerse:
- Il concetto di “amicizia”, per quanto sia definibile in astratto, nasce dalla esperienza di ciascuno di noi. Ognuno, quindi si è fatto un’idea di questo concetto. E’ su questa “idea” che poi ci siamo confrontati.
- Senz’altro l’amicizia è identificabile con la disponibilità, il confronto, la fiducia, tutti termini che denotano uno scambio prezioso e bello con gli altri. Tanto importante questo valore, che alcuni lo mettono fra quelli più alti della vita umana: l’amore, gli affetti.
- La nascita. L’amicizia nasce da un’apertura che noi abbiamo verso gli altri. Senza una nostra volontà e disponibilità l’amicizia non nasce. Molti aspettano che siano gli altri a “fare il primo passo”, perché magari sono chiusi o timidi. Ma spesso gli altri “non si muovono”. E’ così diventa importante che noi “andiamo incontro” per primi: basta un nostro sorriso, una parola buona ….. e vedrete l’effetto! (…. è meraviglioso!…). E’ importante anche saper ricevere questo dono, quando un altro generosamente ce lo vuole offrire: spesso chiudiamo le porte, nella falsa convinzione che noi con il nostro piccolo cerchio di amici bastiamo a noi stessi…
- I bambini. Il bimbo è colui che fa le amicizie più profonde e spontanee. Lui mette nel rapporto tutto se stesso e considera l’altro come se fosse una parte di se. Nutre una fiducia incondizionata. E dialoga moltissimo. Non a caso le amicizie più forti si fanno da piccoli. Spesso questa facilità di dialogare si perde con il tempo. Da grandi si ha un “io” molto forte da “proteggere” e un “tu” da tenere distinto. Spesso, quando riusciamo a riscoprire il bambino che è in noi ….
- La fiducia. E’ una delle chiavi che caratterizza l’amicizia e la apre a livelli profondi. Fidarsi di un’altra persona significa credere in lei ed in quello che fa. Non è facile. Chi è l’altra persona, perché noi possiamo “darle fiducia”? Essa è, non tanto “un altro”, ma un pezzo di noi…… Noi, guardando un’altra persona, vediamo una parte di ….. “noi stessi”! La meditazione ci aiuta a conoscerci e ad accettarci per quello che siamo. Ci aiuta anche ad avere la fiducia in noi stessi, senza la quale noi non possiamo donare fiducia agli altri. E’ bello predisporci a dare la fiducia, piuttosto che aspettare che questa venga soltanto dagli altri.
- La condivisione. L’amicizia si caratterizza per il fatto che si divide insieme (con-divide) uno o più obiettivi, belli, grandi, importanti. Chiesero i due fidanzatini al maestro che cosa avrebbero dovuto fare perché il loro amore fosse durato a lungo: “amate altre cose insieme”, rispose il maestro (De Mello). L’amicizia è come una nuova pianta che si mantiene in vita. Innaffiarla significa anche far luccicare gli obiettivi in comune…
- Il dono. L’amicizia, nella sua forma più profonda e meravigliosa è un dono che noi facciamo di noi stessi agli altri. Ma, chi sono gli altri per noi? ….. Perché questo dono sia autentico, deve essere disinteressato. Il dono non ha queste caratteristiche quando – più o meno inconsciamente – ricorriamo agli altri solo per colmare un nostro “bisogno” e ciò accade spesso in momenti difficili per noi, quali possono essere quelli di solitudine. L’amicizia che non è portatrice del dono autentico non lascia pienamente soddisfatti gli amici.
- Lo scambio. Nell’amicizia c’è uno scambio: io do a te, tu dai a me. Ma, come si caratterizza questo scambio? Ti do affinché (molte volte è questo il fine che voglio perseguire …) tu poi dia a me (do ut des)? Quale è la misura che dobbiamo avere nel dare? E ciò non è senza rilevanza: può accadere che se ad un amico diamo molto, ma lui non ci restituisce nulla, rimaniamo delusi e rompiamo l’amicizia… Il campo degli affetti è molto delicato. Dobbiamo cercare, abituandoci in anticipo, di non aspettarci nulla in cambio. Il nostro dare è come una fontana inesauribile che zampilla sempre (generosità) e dobbiamo essere umili ed accettare anche il momento di freddezza nel nostro interlocutore. La ricompensa, per noi che abbiamo dato, è certo che arriverà, magari quando meno ce lo aspettiamo, anche indirettamente. Dare con umiltà ci insegna a saper ricevere ……
Secondo alcuni questo (dare generosamente senza aspettarsi nulla in cambio) sarebbe un concetto “astratto” di amicizia: nella “pratica” non accade così. Infatti, è umano aspettarsi una giusta ricompensa da colui al quale si da. Ciascuno di noi ha fatto esperienza di questo: forse siamo poco “santi”… In realtà, l’amicizia si nutre dando ma, nel momento in cui stiamo dando, non dobbiamo essere troppo pretenziosi nei confronti dell’altro il quale, comunque, deve imparare che, se lui non da nulla, c’è il rischio che l’amicizia si rompa. In ogni caso, noi dobbiamo saper dare: è un dovere, per la nostra crescita di persone.
Se noi diamo e se vi è un’affinità con l’altra persona, è difficile che questa prima o poi non risponda …. - L’amicizia uomo/Dio e uomo/uomo. L’amicizia uomo/Dio è il lasciarci guidare da Lui, è sentire la sua presenza nella nostra vita, presenza che è liberazione, gioia, pace, serenità. Noi per Dio diamo la nostra amicizia verso gli uomini e Lui, in cambio, chiede a noi solo quello che è il nostro bene, la nostra felicità. L’amicizia uomo/uomo è un riflesso di quella fra l’uomo e Dio.
- Il cambiamento. L’amicizia è una fiamma viva, che evolve. Gli amici sono due individui che si vogliono bene ma che mantengono la loro individualità. Succede che, dopo la prima fase “d’innamoramento” o “d’intesa perfetta”, essi cambiano, perché, con il tempo, le loro esperienze li trasformano. E’ importante rendersi conto di questi cambiamenti dentro di noi e dentro l’amico (anche in questo caso, la meditazione aiuta a guardare bene dentro….) e dialogare con lui, andandogli incontro: le sue esigenze (come le nostre, del resto) possono mutare. E’ bene capire questo e cercare di venirsi incontro!
- Il diritto di sbagliare. Spesso il tradimento dell’amico o il suo venire meno alle nostre richieste o il suo rispondere ad esse in modo non conforme ai nostri desideri fa venire meno la nostra fiducia, tradita. Il filo che legava due persone si spezza e i sentimenti di amore e di comunione si tramutano negli opposti: sfiducia, disprezzo, rancore. L’amicizia è in pericolo. Ma se pensiamo che l’amico è una parte di noi, che noi stessi sbagliamo tante volte e tante volte veniamo perdonati, che l’amico “non è perfetto”, perché non concedergli il “diritto di sbagliare”? Se lo perdoniamo e lo accettiamo come un amico “imperfetto”, lui starà a sentire anche le nostre ragioni. Chi più ha cuore, sentimenti, sensibilità, più avrà la forza di perdonare, più crescerà. Non aspettiamo l’altro: agiamo noi per primi!
- Le azioni. Ci sono alcune persone che, nello stringere amicizie, sembra che abbiano più facilità, per via del carattere estroverso, della battuta pronta ed altre, all’opposto, più timide, più chiuse, che hanno difficoltà ad avere nuove amicizie. Il carattere influisce sulla capacità di fare amicizie ma non ne è il fondamento. L’amicizia vera, anche se verso una sola persona, è come illuminata da una fiamma che è concreta e che scalda: le buone azioni (quelle che ci scomodano un po’, che ci costano fatica). L’amico le capisce al volo, più delle parole e degli ammiccamenti!
L’amicizia senza le buone azioni è una cosa campata per aria!
Dopo l’Eucaristia, alcuni di noi sono tornati a casa per il pranzo, altri hanno mangiato insieme lì dalle suore.
Grazie a tutti i partecipanti per la loro disponibilità a “condividere”!